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I padri della Chiesa

Policarpo (69-156 A. D.), discepolo dell'Apostolo Giovanni e vescovo di Smirne: Nella persecuzione ordinata dall'imperatore, venne arrestato e condotto dinanzi al governatore. Quando gli venne offerta la libertà se avesse bestemmiato Cristo, rispese: «Ottant'anni ho servito Cristo ed Egli non mi ha fatto che bene; come potrei maledire Lui, mio Signore e Salvatore?». Venne arso vivo.

Ignazio (67-110 A. D.), discepolo di Giovanni, fu vescovo di Antiochia: L'imperatore Traiano, in visita ad Antiochia, ordinò che si arrestasse Ignazio, e presiede egli stesso al processo, condannandolo ad essere gettato alle fiere in Roma. Durante il viaggio verso Roma, Ignazio scrisse una lettera ai cristiani di questa città, chiedendo loro di non tentare di implorare la grazia, poiché egli bramava l’onore di morire per il suo Signore. Diceva: «Possano le fiere essere ansiose di gettarsi su di me. Se non lo fossero, le costringerò. Venite, o folle di bestie feroci, venite lacerazioni, ossa e arti spezzati; venite crudeli torture del demonio, soltanto lasciatemi giungere a Cristo».

Papia (circa 70-155 A. D.), altro discepolo di Giovanni, era vescovo di Ierapoli, a circa 150 km. a E. di Efeso. È probabile avesse conosciuto Filippo che la tradizione dice mori ad Ierapoli. Scrisse un libro: «Spiegazione dei discorsi del Signore» nel quale dice che si era premurato di informarsi dagli anziani sulle esatte parole di Gesù. Soffri il martirio a Pergamo, all'incirca nello stesso periodo di Policarpo. Ignazio, Papia e Policarpo formano l'anello di congiunzione tra l’età apostolica e la successiva.

Giustino Martire (100-167 A. D.), nato a Neapolis, l'antica Sichem, verso l'epoca della morte di Giovanni, si diede allo studio della filosofia. In gioventù assistette a gran parte delle persecuzioni contro i cristiani. In seguito si convertì e viaggiava vestito da filosofo, cercando di attirare anime a Cristo. Scrisse un trattato in difesa dei cristiani indirizzato all'imperatore. Fu uno degli uomini più abili del suo tempo e mori martire a Roma. Indicando lo sviluppo del cristianesimo, disse già ai suoi giorni: «Non vie alcuna razza in cui non vi siano persone che offrano preghiere nel nome di Gesù».

Ecco un quadro datoci da Giustino Martire del culto cristiano primitivo: «La domenica si tiene una riunione per tutti quelli che vivono nelle città e nei villaggi, e viene letta una parte delle memorie degli Apostoli e degli scritti del Profeti, fin quando lo consente il tempo a disposizione. Quando la lettura e terminata, colui che presiede, in un discorso, ammonisce ed esorta all'imitazione di queste nobili cose. Dopo di ciò, tutti ci leviamo in piedi ed offriamo una preghiera in comune. Al termine della preghiera, come abbiamo descritto precedentemente vi sono pane e vino e ringraziamenti per essi, secondo le sue capacità e i fedeli rispondono «Amen» Quindi vengono distribuiti gli elementi consacrati e ciascuno ne prende e vengono portati dai diaconi anche alle case degli assenti. I ricchi e quelli che vogliono, danno quindi delle contribuzioni secondo il loro volere. Questa offerta viene quindi depositata presso colui che presiede, il quale con essa aiuta gli orfani, le vedove, i carcerati, i forestieri e tutti coloro che sono nel bisogno».

Ireneo (130-200 A. D.), allevato a Smirne, fu discepolo di Policarpo e di Papia. Viaggiò molto a lungo e fu vescovo di Lione, in Gallia. È noto soprattutto per i suoi libri contro gli Gnostici. Mori martire. Nelle sue memorie su Policarpo, egli dice: «Ricordo bene il luogo dove il santo Policarpo sedeva a parlare. Ricordo i discorsi che faceva al popolo e come descriveva i suoi rapporti con l'apostolo Giovanni ed altri che erano stati col Signore, come recitava i detti di Cristo ed i miracoli da Lui compiuti, come riceveva i suoi insegnamenti da testimoni oculari che avevano visto 'la parola della vita', e che si accordavano in ogni maniera con la Scrittura».

Origene (185-254 A. D.), l'uomo più colto della Chiesa antica, fu gran viaggiatore e grande scrittore, impiegando a volte fino a venti copisti. Nei suoi scritti vengono citati due terzi del N. P. Visse ad Alessandria, dove suo padre Leonida subì il martirio, e poi in Palestina, dove morì per il carcere e le torture subite sotto Decio.

Tertulliano (160-220 A. D.), nato a Cartagine, fu «il padre del cristianesimo latino». Avvocato romano, e pagano, dopo la conversione divenne famoso difensore del cristianesimo.

Eusebio (264-340 A. D.), «padre della Storia della Chiesa» era vescovo di Cesarea al tempo della conversione di Costantino, sul quale ebbe ascendente. Scrisse una «Storia ecclesiastica» da Cristo al Concilio di Nicea.

Giovanni Crisostomo (345-407 A. D.), detto «bocca d'oro», oratore senza rivali, il più grande predicatore dei suoi giorni per la esposizione della Parola di Dio, nacque ad Antiochia e divenne patriarca di Costantinopoli. Predico a grandi folle nella chiesa di Santa Sofia. Tempra di riformatore, cadde in disgrazia presso il re che lo mando in esilio, dove mori.

Girolamo (340-420 AD.), “il più colto dei Padri latini», fu istruito a Roma, visse molti anni a Betlemme e tradusse la Bibbia in latino, nella Volgata.

Agostino (354-430 A. D.), vescovo di Ippona, Africa settentrionale, fu il grande teologo della Chiesa primitiva. Egli, più di qualunque altro, modellò le dottrine della Chiesa del Medio Evo.