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Anabattisti, mistici, antitrinitari

Accanto al movimento religioso diretto da Lutero, Zuinglio, Calvino e dai loro discepoli, che diede origine alle grandi chiese della Riforma, si sviluppò parallelamente una serie di correnti laterali.

I «radicali» formano una varia e multiversa compagnia. Essi, nella loro religiosità e nelle loro idee, si differenziano in parte fortemente gli uni dagli altri ma sono d'accordo nel respingere decisamente cosi il protestantesimo come il cattolicismo. Si possono distinguere in tre gruppi: il gruppo degli anabattisti, i mistici speculativi e gli antitrinitari. Non esiste netto distacco ideologico tra gli uni e gli altri.

Dal grande fermento religioso sorto dalla comparsa di Lutero nella storia, emerse, dal 1520, una tendenza utopistico-fanatica. Il carattere distintivo di questi sognatori l'appello all'esperienza personale di una rivelazione soprannaturale. Il primo grande agitatore di questi utopisti fu Tommaso Miinzer. Mentre egli era parroco in Zwickau trovò aderenti tra gli operai tessili rivoltosi e poi, espulso da Zwickau, operò in diversi luoghi della Turingia e infine, implicato nella sconfitta della guerra dei contadini, fu decapito come reo di rivolta.

Lo specifico anabattismo, cioè il rifiuto del battesimo dei bambini e la richiesta di un battesimo degli adulti, apparve in Zurigo nell'anno 1524. Zuinglio lottò decisamente contro questi che egli chiamava «masnada» e indusse il consiglio di Zurigo a una dura persecuzione. Essa ebbe per effetto una diffusione straordinariamente rapida: presto la zona delle Alpi, la Moravia, il Basso Reno e la Frisia furono inondate da apostoli anabattisti erranti.            

Gli anabattisti si diffondevano soprattutto nelle cerchie piccolo-borghesi. Essi fondavano piccole tranquille comunità d'una singolare pietà. Le idee proprie degli anabattisti sono: diffidenza verso lo stato e qualunque chiesa di stato: fondazione di una eticità legalistica, specialmente sulla base del Sermone sul monte; tollerante, umile sofferenza di ogni ingiustizia e di ogni atto di forza, specialmente da parte dell'autorità; dottrina mistica della «luce interiore» cioè istanza a una propria illuminazione profetica; pretesa di potere formare comunità di «santi» effettivi; esigenza del battesimo da adulti. Con ciò si collegarono spesso anche tendenze comunitarie e una fantastica apocalissi e, presso alcuni, anche gravi trasgressioni morali.

Dei punti suesposti, due contrastano particolarmente coi principi del protestantesimo: l'istanza alla «luce interiore» contro la convinzione protestante che la sacra scrittura è la sola fonte della rivelazione, e la pretesa anabattista di fondare comunità di santi effettivi, contro la dottrina della giustificazione per fede.

Benché gli anabattisti, a differenza da Mtinzer, aborrissero dalle sedizioni politiche, subirono per decenni inesorabili persecuzioni, sia da parte cattolica sia da parte evangelica. Innumerevoli anabattisti furono arsi, squartati, affogati, impiccati, ecc. Sotto la pressione della persecuzione, il concetto della tranquilla sofferenza si mutò, in un gruppo di anabattisti, nella fantasia che Dio comandi ai suoi l'annientamento degli infedeli colla spada. Da questa selvaggia fantastica predicazione venne fuori il tremendo «regno di Cristo» in Munster. Nel 1535 Munster fu espugnata da alcuni principi e fu inflitta una tremenda condanna sugli anabattisti vinti.

I protagonisti del dramma anabattista, dopo la morte di Tommaso Miinzer (1525), sono il pastore Balthosar Httbmeier, di Waldshut (Zurigo); perito sul rogo a Vienna nel 1528; Melchior Hoffmann, tempra di profeta e visionario, che annuciò l'imminente ritorno di Cristo, invitando i suoi eletti a impugnare la spada dell'Eterno contro i malvagi, e che sfuggito alle persecuzioni cattoliche, fu arrestato dai protestanti a Strasburgo e tenuto dieci anni in carcere, pena che egli sopporto con ammirevole e lieta rassegnazione; Giovanni Mathys, fornaio di Harlem. Fu lui che credette di poter stabilire il centro della novella Sion nella città di Munster, in Westfalia, ove un movimento religioso-politico e sociale si era prodotto tra gli artigiani sotto la guida dell'ex-prete Rothman e del borgomastro e capo delle corporazioni Bernardo Knipperdolling. Egli fu raggiunto a Miinster da Giovanni Bockelson, detto Giovanni da Leida, adolescente di bella presenza, di vaste ambizioni e di eloquenza travolgente. Mathys e Bockelson ebbero presto una autorità incontrastata sugli animi della città che si popolò di fratelli desiderosi di fondare la nuova Gerusalemme.

In un entusiasmo indescrivibile, i nuovi profeti cacciarono dalla citta gli infedeli e instituirono il comunismo dei beni. La reazione non si fece aspettare. Il vescovo di Munster, Francesco von Waldeck, che era fuggito dalla città, la cinse d'assedio. Sotto l'impero delle sue visioni. Giovanni Mathys tentò una sortita disperata, e fu fatto a pezzi. Mentre l'assedio diventava sempre più duro, Giovanni da Leyda, signore incontrastato della citta, nominatosi novello Davide, dava alla cittadella dell'anabattismo una costituzione e tra l'altro istituiva la poligamia per assicurare alle numerose donne nubili una protezione. Non è facile naturalmente dare un apprezzamento oggettivo sopra quel tentativo di costituzione fatto sotto il fuoco nemico, e subito coperto di calunnie dagli avversari. La città cadde nella notte del 24 giugno 1537 per tradimento. Giovanni da Leida fu rinchiuso in una gabbia di ferro, trascinato per sei mesi da una località all'altra del ducato e finalmente ucciso. La gabbia con il suo sinistro contenuto rimase appesa fino al principio del nostro secolo al campanile della chiesa di S. Lamberto in Munster.

Dopo la conquista di Munster l'entusiasmo delle comunità anabattiste diminuì: e, per primo, Menno Simons, già prete cattolico in Frisia, raccolse gli anabattisti moderati in comunità di «tranquilli». Dopo alcune persecuzioni subite con costanza, la setta dei mennoniti ottenne tolleranza in Olanda e più tardi anche nella Svizzera, nel Palatinato e in alcune città della Germania del nord. Essa non ammette il battesimo dei bambini, il giuramento e il servizio militare.           

Menno Simons (1496-1561) trasforma i relitti dell'incendio anabattista in una setta di «tranquilli», la cui caratteristica principale, con l'andare del tempo, diventerà la non violenza. In Inghilterra le propaggini mennonitiche diedero origine alle comunità battiste, e di là emigrarono nell'America settentrionale, ove ne sopravvivono nuclei importanti, animati da un vivo senso della loro tradizione e da una efficiente carità cristiana.

Accanto a questi vi furono dei singoli individualisti i quali si davano a una particolare forma di mistica e si tenevano lontani sia dalle grandi chiese sia dalle comunità anabattiste, oppure appartenevano a esse soltanto esteriormente. La loro idea distintiva è l'opinione che la «luce interiore», la rivelazione personalmente sperimentata, sia la sola fonte della certezza e che perciò la “lettera della sacra scrittura debba essere subordinata allo «spirito» (spiritualismo). II più significativo rappresentante di questa mistica speculativa fu il tedesco meridionale Sebastian Frank (m. 1542 o 43). Rifiutando sia il papato, sia Lutero, Zuinglio e gli anabattisti, in quanto incorrenti anch'essi nel legalismo, egli rappresenta un individualismo che rinuncia a qualunque culto. Sotto molti aspetti, Frank è molto più vicino dei riformati, al pensiero moderno.

La mistica non aveva trovato diritto d'asilo nella riforma luterana o calvinista, di impronta biblica, teologica, ecclesiastica, e se mai umanistica e giuridica. Essa fiorisce soltanto al margine della Riforma, come si era sviluppata ai margini del cattolicesimo. Accanto a Sebastiano Frank, di Donauworth, prete, poi pastore, infine scrittore popolare indipendente ed editore, in Ulm e Balisea, devono essere ricordati Valentino Weigel (m. 1588), e soprattutto Jakob Boehme (m. 1824), autore del libro: Aurora, pubblicato postumo (1634). Altri diede nelle speculazioni teosofiche, come Gaspare Schwenkfeld (1489-1561).

In alcuni ambienti di dotti umanisti corse una terza corrente paraprotestante: in questa si tratta di una sobria, razionale critica al dogma cattolico specialmente alla dottrina ecclesiastica della trinità. Il più significativo rappresentante di questa corrente fu lo spagnolo Michele Serveto il quale voleva riformare il cristianesimo colla sua attività letteraria. Serveto era uno spirito non comune, un uomo molto versatile, ricco di profonda religiosità e sinceramente riverente di fronte alla sacra scrittura e a Cristo. Con acutezza egli riconobbe, superando il suo tempo, la differenza tra il Cristo degli evangeli e il Cristo della dottrina ecclesiastica e le differenze tra la cristologia dei padri preniceni e la cristologia nicena; scampato alla inquisizione cattolica, egli fuggi a Ginevra; qui fu, a richiesta di Calvino, arrestato, e condannato dal Consiglio al rogo (1553); Calvino si adopera in ultimo invano per una morte più mite.

I rappresentanti dell'antitrinitarismo, soprattutto umanisti italiani, trovarono rifugio in Polonia e in Transilvania. In Polonia Fausto Socino fondò nel 1579 una chiesa di confessione antitrinitaria, la chiesa dei sociniani. Il loro centro era Rakow nel Palatinato Sandomir, il loro testo era il catechismo di Rakow (1605). Ma questa forma di chiesa dopo pochi decenni soggiacque ai gesuiti i quali nel 1638 distrussero la scuola di Rakow e nel 1658 ottennero l'espulsione dei sociniani dalla Polonia.

Nell'antitrinitarismo del secolo XVI si possono distinguere due correnti, quella speculativa, mistica, neoplatonica, rappresentata soprattutto da Serveto, e quella biblico-critica, personificata dai due Sozzini (o Socini).

Michele Serveto nacque probabilmente a Villanova (Spagna nel 1509. Uomo di varia e vasta intelligenza, si avvicina - alla Riforma senza aderirvi, studia medicina, e ha Ia prima intuizione della circolazione polmonare, scrive un trattato contro Ia dottrina ecclesiastica della trinity (De Trinitatis erroribus, 1531) che gli attira le ire dei protestanti come dei cattolici, vive sotto falso nome, facendo il tipografo e il medico, sferra contra Calvino un attacco letterario con la Christianismi restitutio (1553), che sin dal titolo vuol essere una confutazione della «Institutio christiana», è scoperto a Vienne, arrestato e bruciato vivo a Ginevra nelle circostanze a cui è stato accennato. L'antitrinitarismo di Serveto è simile al subordinazionismo dei teologi platonici del III secolo (Origene). Cristo è bensì il Verbo, ma il Verbo non è coeterno con il Padre, è la prima di tutte le creature: Figlio di Dio eterno, ma non Figlio eterno di Dio. Egli è il capo del mondo intelligibile, il sole del mondo delle idee, generato dalla sostanza divina, mediatore tra il finito e l'infinito, consustanziale, come tutte le creature, con Dio. Ma Serveto nega il dogma niceno e la cristologia calcedonese, e risolve il cristianesimo in una mistica panteistica. La Riforma invece, appunto perché vuol essere una «Riforma» della Chiesa, e non una mistica speculativa, mantiene fermamente il dogma niceno-calcedonese, come l’interpretazione autentica della fede della chiesa primitiva. Lo scontro era dunque inevitabile, e non di secondaria importanza.

Le concezioni neoplatoniche, sono meno sensibili nelrantitrinitarismo italiano, totalmente assenti nei due Socini. Lelio Sozzini, da Siena (1525-1562) e suo nipote Fausto (1539-1604) conducono a conseguenze radicali il metodo del ritorno alle origini inaugurato dalla riforma. I riformatori erano tornati dalla chiesa medioevale alla chiesa antica e dalla scolastica alla Bibbia e alla patristica. Nonostante l'affermazione enfatica del principio: «sola Scriptura», essi tenevano in gran conto la storia della chiesa nei primi secoli, che consideravano come sostanzialmente fedele al messaggio evangelico; e vedevano nella dottrina paolina della giustificazione il centro focale dell'Evangelo, anzi di tutta la Bibbia. Ma la critica sociniana investe il dogma della trinità, come non biblico, la dottrina cristologica dei primi secoli, come speculazione ellenica, e dalla divinità di Cristo si estende alla dottrina della salvazione, criticando la concezione giuridica della espiazione, che da Anselmo era divenuta ufficiale nella Chiesa e che era stata mantenuta, anzi per certi aspetti accentuata dalla riforma, per la sua concezione della giustificazione come imputazione «forense» della giustizia acquistata da Cristo mediante il suo sacrifizio; e dalla dottrina anselmiana la critica risale all'apostolo Paolo e alla sua dottrina della salvazione; e risale ai presupposti stessi di questa, alla dottrina del peccato originale. Tutti gli aspetti più tragicamente profondi della concezione cristiana, come si erano precisati da Paolo ad Agostino, a Lutero erano revocati in dubbio, in base ad una critica storica permeata di eticismo e di una sobria religiosità affine a quella di Erasmo. E ovvio che questa critica non poteva venire accolta dalla riforma, al momento stesso in cui cercava di consolidarsi sul fondamento di una rinnovata coscienza della interpretazione agostiniana del messaggio cristiano. Perciò l'antitrinitarismo italiano va errabondo, portando la sua inquietudine per tutta l'Europa. Esso doveva acquistare importanza soltanto a partire dal secolo XVII, combinandosi con altre correnti come l'arminianismo, e soprattutto nel secolo XVIII; la religione naturale dell'illuminismo ne fu il frutto maturo. Oltre ai Socini devono essere ricordati, tra gli antitrinitari italiani, Camillo Renato, siciliano, che fu il maestro di Lelio Sozzini, Matteo Gribaldo, da Chieri, che ardì fare la apologia delle idee di Serveto all'università di Padova, Giorgio Biandrata, medico saluzzese, che ebbe la fiducia e i favori del re Sigismondo di Polonia, Valentino Gentile, da Cosenza, che fini decapitato a Berna.

Questi nomi, oltre a quelli di Giampaolo Alciavi? Francesco Negri e Bernardino Ochino figurano come partecipanti a certe adunanze segrete tenute a Vicenza da una quarantina di filosofi italiani nel 1546. Vicenza era un centro del movimento anabattista; e infatti vi sono affinità e contatti evidenti tra l'anabattismo e l'antitrinitarismo in Italia come ovunque. Ma del movimento anabattista veneto sappiamo ben poco, e doveva essere esaurito verso ii 1550 -52.

In tutte quelle storiche circostanze, al presente profeticamente risponde l'Apostolo Paolo nella Lettera ai Romani 1:18-25 dichiarando: " L'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini che soffocano la verità con l'ingiustizia; 19 poiché quel che si può conoscere di Dio è manifesto in loro, avendolo Dio manifestato loro;  infatti le sue qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo essendo percepite per mezzo delle opere sue; perciò essi sono inescusabili, perché, pur avendo conosciuto Dio, non l'hanno glorificato come Dio, né l'hanno ringraziato; ma si sono dati a vani ragionamenti e il loro cuore privo d'intelligenza si è ottenebrato. Benché si dichiarino sapienti, sono diventati stolti, e hanno mutato la gloria del Dio incorruttibile in immagini simili a quelle dell'uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili.

Per questo Dio li ha abbandonati all'impurità, secondo i desideri dei loro cuori, in modo da disonorare fra di loro i loro corpi; essi, che hanno mutato la verità di Dio in menzogna e hanno adorato e servito la creatura invece del Creatore, che è benedetto in eterno. Amen".